Accesso ai servizi

Lo Scurolo

E' certo che fin da quando il corpo di S. Orsa, dato in dono al Prevosto Cattaneo, pervenne a Pieve, sorse nella sua mente ed in quella dei suoi parrocchiani l'idea di scegliere un luogo dove erigere un altare affine di mettere in venerazione col dovuto rispetto ed onore l'insigne reliquia. Ma per la povertà in cui versò questa Chiesa Prepositurale, dopo le ripetute rovine dei due borghi, lo scurolo da erigersi alla Santa fu sempre un pio desiderio, che le anime grandi dei miei antecessori coltivarono e vagheggiarono nella loro mente, obbligati poi a seco portarlo nel sepolcro. Questa mancanza di denaro per la quale prima d'oggi non si potè erigere lo scurolo, si sente anche ora. Infatti se da un lato la Fabbriceria ha visto in quest'ultimi anni migliorati alquanto i suoi redditi certi, dall'altro la cosiddetta crisi economica ossia quel cambiamento in peggio delle condizioni economiche nelle popolazioni ha tolto tutto quel benessere con cui i nostri vecchi potevano fare tante spese come ci fanno fede gli antichi registri delle entrate. Quindi è che anche al presente i proventi della Fabbriceria non sono certo tali da permetterci la spesa non certo tenue dell'erezione di uno scurolo. Ma come si spiega allora che nel 1898 si cerca di appagare il desiderio da tante anime nutrito e da tanti anni? Non ve lo so dire. L'unica spiegazione si può trovare solo nei decreti della Divina Provvidenza, la quale appunto prestabilito che nel 1898 si ponesse mano ed erigere il tempietto in onore della Patrona dell'Ossola, ed ecco che nel 1898, quando forse pareva meno possibile la cosa, la cappella a S. Orsa è compiuta.

Tutto va bene, mi si dirà , ma e la spesa? E' certo questo un gran pensiero per la Fabbriceria, però vi devo confessare che, se da un lato la Fabbriceria si impensierisce per la spesa, dall'altro tutta concorde, di una sola idea, di un sol pensiero, di una sola volontà fidente in voi tutti, dilettissimi Parrocchiani di PieveVergonte, in voi tutti, generosi Ossolani, con islancio da sembrare audacia, si è posta all'opera, non dubitando che nel volgere di pochi anni la vostra provata generosità non darà una smentita. E poi nulla farà per noi la santa Eroina, lassù nel soggiorno beato del Paradiso? Nulla farà per noi che con tanto sacrificio, siamo intenti ad onorarla? D'altra parte dobbiamo ricordarci che lo scurolo parlerà ai nipoti della vostra liberalità, della vostra devozione a S. Orsa, e sarà ad un tempo la più bella e non mai interrotta preghiera che grata salendo lassù, dove Ella siede beata, farà piovere su ciascuno di voi grazie aiuti e favori tanto più grandi, quanto maggiore sarà stato il vostro concorso, quanto più gravi saranno stati i vostri sacrifici nell'onorarla.

Ora una parola sullo scurolo. Il disegno della cappella di stile direi quasi del seicento è del pittore Rodolfo Gambini Milanese, il quale si incaricò di fare lo scurolo e con intelletto d'amore lavorò per il trionfo della Santa e dell'arte sua. Le sue scale di marmo di Carrara, che si veggono appena entrati e servono di accesso allo scurolo, furono eseguite ad Alessandria: Le due balaustre in cemento levigato imitanti perfettamente il marmo furono eseguite a Bergamo nel rinomato stabilimento dell'ingegnere Ghilardi e C..., Come pure le dodici lesene che sostengono il cornicione furono eseguite a Milano in un altro stabilimento del predetto ingegnere Ghialardi e C?,. L'altare in legno fu lavorato ad Alessandria dal Sig. Cavalero Pietro, dorato dal Sig. Serafini nella stessa città. I vetri del finestrone binato furono preparati a Milano col nuovo sistema di pittura sul vetro in base di gelatina.
Il primo quadro nel basso fondo archivolto a mano destra di chi guarda l'altare ci raffigura S. Orsa in Chiesa con a fianco il giglio, simbolo del suo verginal candore, prostrata davanti a Gesù prigioniero d'amore entro il sacro tabernacolo. Le parole latine. Castam me fac, Deus, che si leggono sulla fascia nel velario a finto mosaico con fondo in oro sorretta dai graziosi angioletti vogliono dire : O Signore fammi casta. E' S. Orsa che fa voto di verginità.

L'altro affresco a sinistra di chi guarda l'altare ci raffigura la Santa piena di invitta fortezza col volto spirante calma pace avanti ai giudici, i quali le minacciano di gettarla pasto alle fiere, o di abbruciarla viva se non rinnega la fede. La risposta che dà la Santa ai giudici si legge sulla fascia sopra il quadro nel velario: Ancilla Christi sum, che vuol dure: Mi son consacrata al servizio di Gesù Cristo, nulla temo. Se voi mi condannerete ad essere divorata dalle fiere, esse, non appena sentiranno pronunciare il nome di Gesù, si faranno mansuete al par di agnelli: se poi vi piacerà condannarmi ad essere abbrucciata viva, gli angeli giù caleranno dal cielo a spegnerlo con refrigerante rugiada.

Il terzo affresco sopra il finestrone di faccia all'altare ci rappresenta S. Orsa, perseverante nel confessare la fede di Gesù Cristo, chiusa in tetra prigione e guardata da uno sgherro. La santa Eroina, che tanto desidera il giorno del suo trionfo,. il martirio, mentre seduta dà un po' di riposo al gracile suo corpo, estenuato pei patimenti, in dolce raccoglimento continua la sua fervorosa preghiera, offrendo i suoi ultimi patimenti al Signore. Alzate gli occhi al velario e là vi leggerete: Ursa Deum exorabat, ossia S. Orsa scongiurava il buon Dio di concederle la forza e la forza e la grazia del martirio. Il quarto affresco, che trovasi nel basso fondo archivolto sopra l'altare, quanto è espressivo! S.Orsa, mentre il popolo pagano sitibondo del sangue de'martiri schiamazza sulla pubblica piazza, è condotta dagli sgherri avanti al giudice. Tentata inutilmente per l'ultima volta la sua costanza nella fede di Gesù, alza i suoi occhi al cielo ringraziando il Signore di averla fatta degna di suggellare col proprio sangue la fede; poi al cenno del tiranno si inginocchia e con fortezza superiore all'età porge il collo agli sgherri, che sbigottiti e titubanti alzano in atto di colpire uno il flagello l'altro la scure, mentre Ella va mormorando le ultime parole, l'ultima preghiera raccolta dagli angeli, nel soprastante velario: <>, o Signore, accogli il mio spirito. E' il martirio di S. Orsa.
Ora portate al centro della volta dello scurolo il vostro sguardo. Voi là vedete i cherubini festosi volar giù dal cielo a frotte fra melodiosi concenti condur l'anima della Santa tutta raggiante di luce alla gloria, alla gioia che più non verrà meno, al Paradiso. Innanzi alle ossa gloriose di S. Orsa, che ci diede belle prove di fede e di eroismo, pieghiamo le nostre ginocchia e colla Chiesa fervosamente ripetiamo:
O Signore, che fra gli altri miracoli della tua onnipotente mano anche al sesso debole concedesti la palma del martirio, concedi a noi, te ne preghiamo, che nel ricordare il glorioso martirio di S. Orsa, ammaestrati da suoi esempi tutto possiamo sprezzare quaggiù e così con te e con la nostra santa Patrona un giorno possiamo esultare in Paradiso.