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Da "Ossola" testo delle Fondazione Monti

Da Anzola si arriva a Pieve Vergonte in pochi minuti superando tre piccoli tre piccoli agglomerati di case che portano i nomi di: Megolo di Fondo, Megolo di Mezzo, Megolo di Cima. La chiesa di S. Lorenzo, che si trova a Megolo di Mezzo, risale alla fine del X secolo, ma non vi è rimasto che il campanile. La cella campanaria è un'aggiunta posteriore insieme con il quadrante con l'orologio che ha otturata una bifora. Non vi sono decorazioni di sorta; il primo piano è costituito da feritoie architravate, il secondo da bifore con colonnette, meridiana e capitello a gruccia.

E' probabile che questo S. Lorenzo di Megolo fosse la chiesa del famoso monastero di S. Lorenzo "in Clonza", che appare in atti datati 1086, 1094, 1102 e finì completamente di esistere quando, verso la fine del XIII secolo tutte le sue sostanze furono assorbite dal monastero di S. Lorenzo di Novara.

La strada si svolge tra prati verdeggianti e giallastri campi di grano turco, fiancheggiata a sinistra, dalle pendici del monte Massone, e, a destra del largo corso della Toce. Questa pianura che ha, oggi, un aspetto così sereno e riposante, fu attraverso i secoli, teatro e campo di battaglia della più triste fra tutte le guerre che tormentano l'umanità: la guerra fratricida; ma bisogna saperlo per ricordarlo, perché ogni traccia di ogni tempo (tranne un piccolo cippo che vedremo), è completamente scomparsa. Sono scomparsi anche gli ultimi ruderi dei due piccoli castelli di Megolo e di Megoleto, proprietà di Guido di Biandrate, ("castellis que habebat in Oxola de Medulo et de Meduleto", dal diploma di Corrado III a Guido di Biandrate) che erano ancora visibili agli inizi del secolo nella parte detta ora Megolo di Mezzo, e che vendettero nel 1212 al Comune di Novara e che furono distrutti nel 1223 durante le lotte fra Novara e Vercelli. Al giorno d'oggi , noi che l'attraversiamo, siamo dolorosamente consapevoli che questa bella "piana di Megolo" è diventata ultimamente famosa per il sanguinoso scontro fra partigiani e nazi-fascisti esattamente a Megolo di Mezzo, sulla strada provinciale che da Anzola va a Pieve Vergonte, il 13 febbraio 1944, nel quale furono uccisi il capitano Filippo Beltrami e undici partigiani.

Poco al di sopra della frazione di Certavolo un cippo commemorativo, eretto nel bosco in mezzo ai castagni, ricorda quella tragica mattina.

Lasciamo Megolo di Cima e proseguiamo verso Pieve Vergonte divenuto, oggi, centro industriale della val d'Ossola, che comprende nel suo territorio comunale anche gli stabilimenti di Rumianca. La chiesa di S. Vincenzo fu riedificata sulle rovine dell'antichissima e potentissima chiesa plebana di S. Vincenzo che fu distrutta violentemente insieme con tutto il borgo di Vergonte verso la metà del XIII secolo, da un'inarrestabile piena del torrente Marmazza. Al suo posto sorse il borgo di Pietrasanta, anche questo, poi, distrutto nel 1328 dalla furia delle acque dell'Anza. Allora, le autorità della Chiesa Novarese decisero di trasportare la loro sede in un luogo più sicuro e scelsero Vogogna, sull'altra sponda della Toce, proprio in faccia alla perduta chiesa plebana. E così ebbe inizio la potenza di Vogogna che divenne la capitale dell'Ossola inferiore. Il Bascapé commentò:"Voconia facta est".

Nelle vicinanze di Pieve Vergonte sono situati gli stabilimenti e le case di Rumianca. Questi lunghi, fumosi, bassi edifici sormontati da fumaioli frammisti a tozzi piccoli serbatoi sono veramente una grande stonatura nell'insieme armonico della vita e dell'aspetto artistico della nostra Valle, dove vennero a stabilirsi al tempo della prima guerra mondiale per fabbricare gas mortali. Tornata la pace essi si diedero a produrre soltanto sostanze utili all'industria agricola, chimica e industriale, avendo, sin dall'inizio, un'importanza fondamentale per la produzione e l'economia ossolana e importanza capitale per l'impiego della mano d'opera locale. Al loro fianco sono sorte anche alcune centrali idroelettriche. Questo fatto ci porta ad una consolante osservazione: e cioè che il volume, la potenza, la violenza e l'impeto delle acque dei due torrenti di struggitori, che nei secoli XIII e XIV portarono la desolazione e la morte dei due borghi di Vergonte e Pietrasanta, hanno, oggi nel secolo XX, portato nelle stesse zone il benessere e la prosperità , per merito del progresso civile che le ha trasformate da forze di struggitrici in forze creatrici producenti i benefici dell'elettricità.