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Vergonte - Pietrasanta - Pievevergonte

Quell'angolo di pianura coltivato ora a prateria che ha per confine l'Anza che si getta nel Toce e più precisamente quel tratto dove oggi sorge la fermata di Rumianca sulla linea ferroviaria Novara - Domodossola, fu sede un giorno, nella seconda metà del primo secolo dell'era volgare, di un grosso e rinomato borgo chiamato Vergonte. Di Vergonte altro non rimane ora che il nome della regione dove un di sorgeva, detta anche ai nostri giorni Borgaccio ossia grosso borgo, e un tratto di robustissima muraglia la quale tra il grazioso fiorellino del miosotide detto non ti scordar di me e l'umile mammoletta sorge sfidando i secoli. Il nome di Vergonte il Bianchetti nella sua storia dell'Ossola Inferiore a pagina 32 lo vorrebbe derivato dalla parola Wehr Agounti, che significherebbe secondo lui stazione degli Agoni, popolo di razza Taurisca ricordati da Poliblio nella sua storia (lib. II, c. III pag. 17) i quali abitarono in antico i due versanti del Mergozzolo e diedero il nome al fiume Agogna e che passati nell'Ossola furono poi Leponzii. Niuno mai ci seppe dire con precisione donde e come il popolo Taurisco sia venuto tra noi; quindi è che in una questione delle più ardue e più astruse ancora pendenti io mi veggo costretto a passarvi sopra, non senza ricordare l'opinione del De Vit nella sua opera La provincia Romana nell'Ossola a pag. 147, dove dopo approfondite ricerche dedurrebbe che i nostri Taurisci abbiano avuto origine nell'Asia interiore, da un certo Tauro capostipite che da sè denominò la propria famiglia, laonde Tauri furono pure chiamati tutti i suoi discendenti. I Tauri da remotissimo tempo partirono dall'Asia dirigendosi prima verso prima verso il Mar Nero nella regione da essi chiamata Tauride, poi penetrarono nell'Europa dove ebbero il nome di Taurisci. Cresciuti in numero si avanzarono per la Pannonia e per l'Illirio, e, fatta una considerevole tappa nel Norico, per la Rezia passarono a prendere stanza fra noi sotto il nome comune di Taurisci che ne designa la stirpe e quello di Leponzii che ci dà la particolare denominazione di quelli venuti fra noi. Chechè ne sia dell'origine dei primi abitanti dell'Ossola e quindi di Vergonte è certo che il borgo di Vergonte fu anticamente un centro importante nell'Ossola inferiore. Ancora nel 1150 estendeva la sua giurisdizione civile non solo nell'Ossola inferiore, ma anche alle terre di Valleanzasca, di Vagna, di Caddo, di Crevola, di Montecrestese, a quelle di Vigezzo con Trontano, Masera, Beura e Cardezza e forse anche alle terre di Valle Antigorio.

Tutti questi luoghi dipendenti dal Comune di Novara, formavano, come denominavasi in quei tempi, il Vicariato dell'Ossola distretto di Novara (Vicariatus Oxulae, districtus Novariae), il cui Vicario aveva la sua sede in Vergonte. Nelle antiche carte Vergonte era designato col nome di corte, che voleva indicare tanto un luogo ricco in poderi dotato di castello, quanto quello in cui si amministrava la giustizia. Infatti Vergonte aveva estesissime possessioni consistenti in campi, prati, vigneti, boschi, oltre i tributi che pagavangli le terre soggette. Tutto il borgo era cinto da robustissime mura e vuolsi che l'avanzo che si vede ancora al Borgaccio, sia appunto un pezzo di quelle antiche muraglie. Era difeso da magnifico castello, che munito di bastioni e di torri dominava tutta la borgata. Il Comune di Novara, cui premeva di avere un luogo avanzato importante nel cuor dell'Ossola, non badando a spese, faceva di Vergonte quasi una piccola città, e ad un tempo una fortezza mantenendolo ben fornito d'uomini e di munizioni. A Vergonte concorrevano quanti avevano ragioni da sostenere davanti al giudice, giacchè qui solo in tutto il distretto si amministrava la giustizia del Vicario che esercitava il potere civile e giudiziario nelle terre a lui soggette. Colla sede del potere civile v'era a Vergonte la sede della giurisdizione ecclesiastica sotto la dipendenza dei Vescovi o di Milano o di Novara. A Vergonte sorgeva un collegio di canonici, detti Lateranesi forse perché vivevano sotto la regola stessa tenuta dai canonici di S. Giovanni in Laterano di Roma. Il collegio doveva essere abbastanza numeroso con a capo il Prevosto di Vergonte, che coi canonici conduceva vita comune. A loro era affidata la cura spirituale dei paesi sottoposti a Vergonte e l'educazione dei Chierici, perché presso quei canonici v'era anche in allora un Chiericato o come direbbesi ai nostri giorni un Seminario, dove erano raccolti quei giovani che davano segni di inclinazione allo stato ecclesiastico. I beni di questo chiericato ridotti a ben poca cosa furono assegnati ed uniti nel 1577 ai redditi della prependa Prepositurale di Pieve Vergonte.
Esisteva inoltre in Vergonte un Convento di monaci Umiliati, del quale il Tiraboschi ci conservò memoria nella sua opera Vetera Humiliatorum monumenta pag. 42 del secondo volume. Questo Convento esistette sino al 1298 dopo il quale anno più non se ha memoria. Questi religiosi, come in altri luoghi, si resero anche in Vergonte assai benemeriti promovendo l'agricoltura e l'industria. Per loro mezzo si diffuse in Vergonte e nelle vallate ossolane l'industria di tessere, specialmente le lane e mezzelane, con cui si vestirono sino a pochi anni or sono, tutti i nostri vecchi. Questi tessuti erano si consistenti che non era raro il caso da poter un sol abito servire anche per più generazioni. Ho detto con cui si vestirono i nostri vecchi, perché ai nostri giorni (con progresso punto lodevole) l'uso di queste lane o mezze lane qui lavorate e di tanta durata ed economia è quasi andato totalmente perduto, potendosi dire che è rimasto un privilegio di quelli che abitano alcune delle nostre più alte vallate . Oh come stavano meglio i nostri nonni che queste stoffe facevano certi tabarri o cappotti detti bardocuculli dal Macaneo nella sua descrizione del lago Maggiore, che imbacuccavano e coprivano tutta la persona riparandola dal freddo e dalle intemperie!
Ma torniamo a noi. Le sedi del potere civile e religioso facevano di Vergonte il luogo di maggior importanza di tutta l'Ossola, importanza che andava sempre crescendo e sarebbe certo vieppiù aumentata e giunta sino ai nostri giorni, se un disastro terribile non avesse sepolto tanta gloria.
Tra il 1250 ed il 1251 una straordinaria alluvione del torrente Marmazza, che allora scorreva a fianco del borgo, soverchiò ad un tratto gli argini ed impetuosamente, come di solito nelle piene, irruppe nel borgo, riducendolo in poco tempo in un cumolo di rovine seppellendovi tutte le masserizie e buona parte de' suoi abitanti. Andarano esenti dalla comune rovina solo poche case, il convento degl'Umiliati, dove riparò in gran parte la desolata popolazione e la Chiesa Parrocchiale, quantunque quest'ultima avesse subito dei forti guasti.